STORIA

STORIA DELLA PARROCCHIA
DI
S . MARIA DI COLLE IN PERUGIA



I N T R O D U Z I O N E


Fa parte della cultura di un popolo civile la storia della sua civiltà svoltasi nel corso dei secoli. Va da sé, quindi, che venga insegnata nelle scuole fin dall'adolescenza, per essere poi approfondita ed ampliata nei corsi superiori.

E' giusto che anche una parrocchia non lasci sepolta negli archivi la sua storia antica, rassegnandosi a tener presente solo quella recente, come potrebbe essere indotta a fare la nostra parrocchia a seguito delle radicali trasformazioni che sono avvenute in essa negli ultimi cinquant'anni.

Alludiamo alla soppressione della parrocchia di S. Maria di Colle in Porta S. Pietro (P.S.P.); a1 ritorno dei suoi fedeli sotto la giurisdizione di quella che era stata la loro comunità originaria (S. Stefano del Castellare ‑ ora S. Domenico); a1 trasferimento del "titolo" in un'altra zona della città di recente urbanizzazione.

Riassumiamo brevemente questi fatti per poi risalire indietro nel tempo e far luce sugli avvenimenti dei secoli passati.

Un decreto dell'Arcivescovo di Perugia Mons. Pietro Parente del 1 luglio 1957, entrato in vigore il 1 agosto successivo, sta­biliva:


1 -  La parrocchia di S. MARIA DI COLLE è trasferita nella zona già suburbana denominata  "Via dei Filosofi".

2 ‑   Il Titolo e la Sede del Benefìcio Parrocchiale, con tutti i privilegi e diritti attivi e passivi, sono trasferiti nella nuova chiesa parrocchiale in costruzione nel nuovo territorio...".1

In precedenza, e precisamente in data 14 maggio 19572, la S. Congregazione del Concilio aveva dato facoltà all'Arcivescovo di Perugia di effettuare il trasferimento richiesto, motivato dal fatto che era necessario "provvedere al riordinamento di alcune circoscrizioni parrocchiali della città di Perugia, le quali non corrispondono più alle esigenze della cura d'anime, perché, mentre nel centro c'è sovrabbondanza di parrocchie che interferiscono, a volte, fra loro, si sono venute creando nuove ampie zone urbane alla periferia le quali sono prive di chiese e di assistenza religiosa...".

Sempre in data 1 luglio 1957 Mons. Parente decretava che  dei circa 2.000 abitanti della soppressa parrocchia, passassero a quella di S. Domenico coloro che risiedevano entro l'arco di Porta S. Pietro e sul lato sinistro di chi scende Via Bonfigli;  tutta la popolazione della campagna era  assegnata invece alla parrocchia  di S. Costanzo.

Venivano altresì stabiliti i confini della nuova parrocchia che approssimativamente erano questi: percorso della Ferrovia Centrale Umbra dalla stazione di S. Anna esclusa, fino al cavalcavia su Via della Pallotta ‑ fosso Madonna di Loreto – Ferrovia Terontola‑Foligno ‑ fosso di S. Anna.3  (Non c’era ancora la parrocchia di S. Ferdinando).
  
1    Curia Arcivescovile di Perugia, Cartella della parrocchia di S. Maria di Colle
2   ibidem
3   ibidem

 

Quanto alla vecchia chiesa parrocchiale di Corso Cavour, fra i civici numeri 182 (casa parrocchiale) e 184, successivamente ne venne decisa una destinazione molto piú dignitosa di quella toccata ad altre chiese finite in esercizi commerciali o artigianali: è diventata un decoroso ed accogliente "Auditorium Marianum", conservando così anche nel nome il ricordo della celeste patrona.


 IL “TITOLO”


Abbiamo visto come in queste trasformazioni una parte importante sia spettata al "titolo"; vediamo ora come esso sia sorto ed in che cosa consista, tenendo presente che fino al 1983, anno di promulgazione del nuovo Codice di Diritto Canonico, é stato in vigore il vecchio, che nel canone 1187 prevedeva che quando una chiesa parrocchiale, per i motivi più vari, cessava la sua funzione, il suo "titolo" dovesse essere trasferito ad un'altra chiesa.

Il termine, con le sue implicazioni, risale ai primi tempi del cristianesimo ed ha preceduto addirittura l’esistenza della "chiesa ‑ edificio". Specialmente nell'antica Roma, quando ancora non c'erano luoghi destinati al culto cristiano, le famiglie patrizie, convertite alla nuova dottrina ed in ossequio ad essa, mettevano volentieri a disposizione della comunità alcuni locali dei loro palazzi che andavano sotto il titolo ("sub titulo") del loro proprietario, venendo a godere così della tutela del diritto di proprietà e dello jus familiare.

Quando cominciarono a sorgere le prime chiese, continuò l'usanza di metterle sotto un titolo, questa volta dei Celesti Patroni, in gran parte martiri, i cui corpi venivano seppelliti nella chiesa della quale erano titolari.
Ancora nel 538 papa Vigilio scriveva che le chiese si dovessero erigere solo sulle tombe dei martiri o almeno ne contenessero le reliquie.
Naturalmente col passare dei secoli e col diffondersi del cristianesimo le cose sono cambiate;  in pratica oggi  le parrocchie e le chiese possono essere dedicate, e quindi avere il titolo:

1)        della SS.ma Trinità o di una delle Sue Persone, in particolare del Figlio e dei misteri che hanno interessato la Sua presenza nella vicenda umana;

2)     della Vergine Santa, per la quale la devozione e la fantasia dei fedeli hanno trovato le denominazioni più varie, ispirandosi alle litanie o alle invocazioni liturgiche, alle caratteristiche del quadro o della statua che la raffigura, a toponimi talvolta persino strani;

3)    a tutti gli Apostoli o ad uno o due di essi;

4)    a tutti gli Angeli o ad  uno degli Arcangeli;

5)    ad uno o due Santi.



ORIGINE  DELLA CHIESA E DELLA PARROCCHIA DI S. MARIA DI COLLE.

                                                                          
Scrive Felice Ciatti: "stando questo Pontefice in Perugia [Onorio III (Cencio Savelli), eletto proprio a Perugia il 19 luglio 1216],  molto crebbe lo stato spirituale e temporale, dentro e fuori; in quanto allo spirituale, si­ fabbricarono molte Chiese e Conventi, come S. Maria di Colle, che fu applicato ai Padri del Carmine; ed il Monastero di Monteluce..."4.

4   F. Ciatti,  Delle memorie annali ed istoriche delle cose di Perugia,
      Perugia, 1638. Lib. VIII, p. 292.

 

Quindi Ciatti colloca 1a fondazione della prima chiesa nel 1216. Naturalmente all' inizio si trattò di un semplice oratorio dedicato alla Vergine Annunziata, sorto in piena campagna in un campo di olivi di proprietà dell'ospedale S. Lazzaro e per questo chiamato anche "S. Maria dell'oliveto".

Successivamente ebbe il nome di S. Maria delle Vergini  ed infine quello definitivo di S. Maria di Colle. 5

Ma perché questa denominazione della nostra chiesa e della nostra parrocchia, mentre la festa della titolare si celebrava il giorno della natività di Maria, 1' 8 settembre?

Serafino Siepi viene incontro alla nostra curiosità facendo due ipotesi, una più semplicistica e per lui più probabile: l'oratorio primitivo sarebbe sorto su un modesto rilievo di terreno, dovuto più che ad un fenomeno orogenetico, ad un avvallamento della zona circostante che poi sarebbe stato ricolmato portando tutta l'area allo stesso livello.
   
5    Archivio dioc. di Perugia, Visite pastorali, XXXIV , c. 151 r
         

La seconda ipotesi, che riteniamo più probabile anche perché lo stesso Siepi riferisce di averla attinta, come altre delle notizie che ci fornisce, da uno scritto di memorie della parrocchia raccolte dal benemerito ed erudito parroco D.Tommaso Briganti, è che la denominazione derivi "dai vetusti signori di Colle Strada feudo... una volta posseduto dalla antica famiglia Valeriani, la quale abitò per più secoli nelle case immediatamente annesse alla odierna parrocchiale abitazione.

Questa famiglia dotò di rendite il novello oratorio e vi eresse l'altare maggiore... al quale erano appesi due stemmi della stessa famiglia".6

Questa ipotesi è avvalorata dal XXXIV  libro delle  visite pastorali  (Mons. Cittadini)7  che mette in relazione 1a denominazione della parrocchia "con la proprietà che aveva in Collestrada la piissima donna Filomena Valentini" (Valeriani ‑ Valentini, probabile lapsus da somiglianza dei cognomi).

Secondo A. Mariotti la chiesa si trova già nominata come parrocchiale nel 1285 nel libro intitolato "Librarum adiustationes",  nel quale per ogni parrocchia sono descritti i beni di coloro "a’ quali fu in detto anno accomodato il catasto" 8 .

6    S . Siepi, Descrizione di Perugia ‑ Annotazioni storiche, Perugia, 1994, Tomo secondo, p.538.
7    Archivio dioc. di Perugia, Visite pastorali,  XXXIV, c. 151r.
8      Archivio S . Pietro Perugia, A. Mariotti, Memorie storiche delle chiese della città di Perugia per il rione di Porta S. Pietro, C.M. 292, p. 87.

Serafino Siepi colloca invece la nascita della nuova parrocchia diversi decenni dopo, negli anni successivi al 1366, in base a quanto scritto da Pompeo Pellini e da Cesare Crispolti.

I perugini avevano "ridotto alla lor signoria" molte città e castelli vicini e così molte famiglie si stabilirono in città per cui fu necessario ingrandirla con nuove case specialmente nel rione di porta  S . Pietro e fu estesa anche la cinta di mura urbiche.

"Fu in questa circostanza che si stabilì di restringere i limiti della Pieve di S. Stefano [del Castellare - oggi S. Domenico]....

Notabilmente allora accresciuto il numero delle Famiglie, per diminuirsi il peso della cura delle anime e meglio attendere ai propri regolari esercizi, coll'approvazione del Papa Innocenzo VI e del Vescovo Andrea Bontempi, cedettero i Domenicani una gran parte di detta Pieve che poi fu divisa in due parrocchie, cioè in S. Croce  [oggi S. Giuseppe presso il crocevia, cui furono attribuite le famiglie abitanti nelle] case che confinano colla parrocchia di S. Savino  [inglobata nella Rocca Paolina] e in S. Maria di Colle  [per le abitazioni] adiacenti alle parrocchie di S. Costanzo e S. Cristoforo [Piscille].

In tale occasione il predetto Oratorio divenne chiesa parrocchiale ed il di lei distretto...comprese circa 600 anime, come sono al presente  [nel  1800 circa]." 9

9   S. Siepi, op. cit.,  p. 539.

In questa circostanza si realizzò probabilmente una fondamentale ristrutturazione della Chiesa con suo ampliamento, che la portò ad avere all'esterno, almeno nella facciata e nelle due pareti laterali, l'ossatura che tuttora presenta, con l'uso di materiali nei quali  non è difficile ravvisare caratteristiche tardo‑medioevali.

Ampliamenti successivamente eseguiti dovrebbero avere interessato solo la parte posteriore dell'edificio, in direzione est.

Sia Mariotti che Siepi riferiscono che S. Maria di Colle si trova nel catalogo delle parrocchie della città fatto per ordine dei Magistrati nel 1378.10

Nel 1429 il vescovo Antonio Michelotti11 concesse a pochi frati della stretta osservanza di S. Domenico due locali che erano stati costruiti sul retro della chiesa ed essi ressero la parrocchia fin quasi alla fine di quel secolo.

E proprio a quei tempi risale la casa parrocchiale offerta da “Ercolano de Giorgio per l'anima sua e poi per l'anima de suo Patre e per la sua Matre e per la Sosanna sua donna e finalmente per tutti li passati di casa a dì 17 Novembre 1492”, come attestava una lapide posta sopra la porta della casa.12

10 Archivio S. Pietro di Perugia, A. Mariotti, op. cit.,  pp.87,88.  S. Siepi, op. cit., 
p. 539.
11 S. Siepi, op. cit., pp. 539, 540.
12  S. Siepi, Descrizione topologico‑istorica della città di Perugia, Perugia, 1822, vol. II, p.539.

Questo Ercolano doveva avere un gran cuore, qualche soldo, ma poca terra a disposizione, così che, per poter dare alla casa una larghezza di quattro metri, si dovette coprire il 40% della parte sinistra della facciata della chiesa.

Nel 1500 la parrocchia "notò i1 catasto dei suoi beni nel lib. I Monast.Eccles.et Hospit. Civit. Omn. Portar. al foglio XXV".13

Nel 1572 il Card. Vescovo della Corgna unì in perpetuo a questa parrocchia quella di S. Cristoforo di Piscille, nei subborghi; ma, appena quattro anni dopo, nel 1576, D. Cesare Sperelli, Vicario Generale del Vescovo Bossi,  separò le due parrocchie perché il parroco unico non era in grado di tener dietro a tutti gli impegni che l'amministrazione unita gli imponeva; da allora, ognuna (delle due parrocchie)  tornò ad avere il suo parroco.14

Nel 1833 alla parrocchia di S. Maria di Colle fu annessa quella di S. Croce in P.S.P.15

13 S. Siepi, Descrizione di Perugia op. cit., Tomo II, p. 540.
14 ibidem.
15 Archivio dioc. di Perugia, Visite pastorali, L, fascicolo parrocchia S. Maria di Colle, p. 3.

 
Un incendio nel 1914 distrusse tutto l'antico archivio parrocchiale;16 esso conteneva probabilmente il famoso "libro di memorie di questa parrocchia", dal quale riferisce di avere attinto S. Siepi.17


LA CHIESA DI S. MARIA DI COLLE.

           
Ci riferiamo al momento del suo massimo splendore, alla fine del XVIII secolo, quando la vide e la descrisse Serafino Siepi che ci farà da guida.

Prima di entrare attraverso i1 portale di travertino, notiamo scolpita sopra la porta la scritta: "ECC. [LESIA]   PAR.[OECIALIS] S.  MARIAE DE COLLE".

La navata  ha una lunghezza di 21 metri, una larghezza di 6,70 ed un'altezza di 10. Sulle pareti laterali sono simmetricamente disposti cinque pilastri, due dei quali accoppiati  all'altezza del presbiterio, che si presentano come lesene su cui poggiano cinque archi che spiccano sulla volta "a tutto sesto", delimitandovi, i primi quattro, tre  spazi liberi nei quali sono tre medaglioni concornice di  stucco a centina; in  essi Vincenzo Monotti ha dipinto figure simboliche rappresentanti la Fede, 1a  Carità e la Speranza.

16  ibidem, p. 33
17 S. Siepi, Descrizione di Perugia op. cit. p. 538.
          
Nella parete di fondo, sopra la porta, c'era l'orchestra di legno, centinata, col suo organo.

Nel primo "compartimento" (così S. Siepi chiama lo spazio delimitato dalle lesene), in fondo, fra la prima e la seconda lesena, c'erano i confessionali in noce, incassati nel muro.

Al disopra di essi due tele di Francesco Gasperi (che vi sono tuttora) rappresentanti rispettivamente a destra (in cornu Epistolae)18 la Natività di Gesù ed a sinistra (in cornu Evangelii) quella di Maria.

Più in alto ancora c'era la finestra, come in tutti gli altri "compartimenti" a destra, mentre a sinistra la luce proveniva da una sola finestra nel "compartimento" prima del presbiterio.

18 Questa espressione risale a quando la Messa si celebrava in  latino, con il celebrante che volgeva le spalle al popolo;  egli leggeva la prima lettura (in genere un brano di Epistola) stando nella parte a destra di chi guarda l'altare e la seconda (un brano del Vangelo) stando nella parte sinistra; di qui il modo di dire: "lato dell'Epistola ‑ lato del Vangelo".
           
Nel secondo "compartimento", fra seconda e terza lesena, c'erano, faccia a faccia, i due altari laterali, graziosamente adornati con stucchi; quello a destra (c. Epistolae) era in un primo tempo dedicato a S. Nicola di Bari19,  poi a Gesù Crocifisso rappresentato, in una tela di Francesco Gasperi, morente in Croce, con la Madre svenuta, sorretta dalle pie donne e con l'Apostolo Giovanni.

Sotto, "posa sul gradino [dell'altare] una elegante macchinetta di fine intaglio di legno dorato entro a cui si custodisce una antica immagine della Madonna col Bambino"20, la famosa "Mater Misericordiae‑Refugium peccatorum".

Nell'altare di fronte un'altra tela dello stesso Gasperi mostrava la Vergine con il Bambino in mezzo agli Angeli, al disopra delle  nubi, con sotto un paesaggio di collina, chiaro riferimento altitolo della chiesa, richiamato anche dalla scritta presa dal Libro dei Proverbi (VIII, 25)  "ante colles ego parturiebar ‑ prima dei colli venivo partorita".

Questo quadro, con apposita attrezzatura, poteva abbassarsi, consentendo così di esporre alla  pubblica venerazione una statua della Vergine che era nella retrostante nicchia; cosa che avveniva puntualmente ogni anno, l'8 settembre, solennità della titolare della parrocchia.21

19  Archivio dioc. di Perugia, Visite pastorali. II, c. 4v; XI, c. 1r e v., c. 2r; XXXIV, c. 152 v.
20  S. Siepi, Descrizione topologico‑istorica...op. cit., p. 541.
21  ibidem, pp. 542,543.

Nei due "compartimenti" laterali che precedevano il presbiterio  c'erano altre due tele, e ci sono tuttora, sempre del Gasperi, aventi per oggetto a sinistra la cena eucaristica e,  di fronte, la discesa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste.
L'altare maggiore, a ridosso della parete absidale, era adornato di stucchi ed aveva la mensa di un solo blocco di "pietra di Assisi".

                   
L’AUDITORIUM MARIANUM

La trasformazione della chiesa in auditorium ha naturalmente imposto profonde modifiche al suo interno, senza però alterarne le semplici, piacevoli linee architettoniche.
Tutte le nicchie sono state chiuse, gli altari rimossi ed al posto delle tele che ornavano quelli laterali sono state poste due lapidi per ricordare le circostanze della nuova destinazione e le persone ed istituzioni che con la loro munificenza l'hanno consentita.
A dominare la sala é rimasta la tela della Madonna di Costantinopoli con la sua incorniciatura, in alto, al centro della parete absidale. Sotto di essa, al posto dell'altare maggiore, la consolle del nuovo, grande organo moderno, collocato al posto dell'antica cantoria lignea, su una nuova struttura in muratura, sopra la  porta d'ingresso; maestoso d'aspetto, occupa con le sue canne tutto il parapetto della nuova cantoria, a segmento circolare nella parte mediana, da una parete laterale all'altra.
Progettato dal Maestro Ferruccio Vignarelli, che lo inaugurò con un grande concerto il 16 giugno 1962, funziona con i1  sistema elettrico semimultiplo, ha  tre tastiere, 52  registri e 1375 canne.
Quello che era il presbiterio è ora lo spazio destinato all'orchestra ed ai cantori; potremmo chiamarlo "il palco". Nella platea trovano posto comodamente 120 persone.

            
LA MADONNA DI COSTANTINOPOLI

E’ la grande tela dell'altare maggiore; alta m. 3,70 e larga 2, ha il margine superiore a semicerchio. Fu dipinta nel 1614 da Benedetto Bandiera e restaurata nel 1916 dal Ribustini.22

Nella parte superiore è rappresentata la Vergine con in braccio il Bambino, circondata da  Angeli e Cherubini. Vuole la tradizione che sia stata dipinta da S. Luca e che l'originale si trovasse in Terra Santa.

Quando Eudoxia (o Eudocia), moglie di Teodosio II, visitò i luoghi santi, l'ebbe in dono e la donò a sua volta alla cognata Pulcheria che la portò a Costantinopoli, in un tempio da lei fatto edificare e ne stabilì anche il giorno della festa:  il marte­dì di Pentecoste, perchè in quel giorno il Concilio di Efeso, nel 431, aveva definito la "divina maternità di  Maria".

22 Archivio dioc. di Perugia, Visite pastorali, L, fascicolo parrocchia S.Maria di Colle p35

Quella  immagine venne riprodotta e nel 1300 portata a Roma, dove é servita da model­lo a Benedetto Bandiera per dipingere il nostro quadro, nella cui parte inferiore egli ha aggiunto alcuni santi che S. Siepi indivi­dua in S . Carlo Borromeo, S . Orsola, S . Caterina v. e m.,  S . Francesco d'Assisi, S. Chiara, S. Caterina da Siena.

Una volta compiuta dal pittore, quest'opera venne collocata per alcuni giorni in cattedrale e di lì, 1'8 settembre 1614, venne trasferita, con grande concorso di clero e di popolo, alla sede definitiva ed affidata, insieme a tutto l'altare maggiore, sul quale veniva conservato il SS.mo Sacramento, alla confraternita che dallo stesso prendeva il nome.23


MARIA  MADRE   DI   MISERICORDIA E RIFUGIO  DEI
PECCATORI


Tra la strada principale di Porta S. Pietro (C. Cavour) ed il sottostante, parallelo, 
Viale Roma, all'altezza della parte absidale della basilica di S. Domenico, c'è tuttora un intreccio di viuzze che si intersecano, quasi sempre ad angolo retto; alcune hanno un nome di donna, (Colomba, Giulia, Gismonda).

23 S. Siepi,  Descrizione di Perugia op. cit., pp. 541, 542 .
              
In una di queste vie, non si sa bene se in Via Colomba o nell'attigua Via Traversa, sopra la porta di ingresso di una abitazione di proprietà del sacerdote D. Cesare Cocchi, c'era da tempo immemorabile una nicchia con l'immagine della Madonna con il Bambino; aveva la forma di bassorilievo, non scolpito, ma risultante dalla colata di un composto di gesso e polvere di marmo gettato su matrice risalente a fine XIV ‑ inizio XV secolo.24

L'immagine, alta 56 cm. e larga 36, doveva essere all'inizio di colore chiaro, ma il passare degli anni, l'incuria degli uomini, l'esposizione alla polvere l'avevano fatta scurire e sotto questo aspetto la gente che le passava davanti era abituata a vederla.

Ma il 7 luglio 1796 qualcuno che la osservò attentamente, la vide candida; si gridò al miracolo ed i curiosi accorsero numerosi.

Qualche giorno dopo l'immagine venne trasferita solennemente nella chiesa parrocchiale e collocata sull'altare del SS.mo Crocifisso.25

24 Archivio dioc. di Perugia, Visite pastorali, L, fascicolo par­rocchia S. Maria di Colle, pp. 35, 36.
25 S. Siepi, Descrizione topologico‑istorica...op.cit., pp. 541, 542 .

            L'accompagna una targa di rame dorato sulla quale é inciso questo testo:

                                                                  D.O.M.
                                   AC DEIPARAE MARIAE LAUS ET GLORIA

Pervetusta haec Virginis Imago ex Gypso, et  Marmore confecta, fusco linita colore et supra Ostii Epistylium foras diu locata in huius Paroeciae S. Mariae Collis Vicinia nuncupata Columbarum, ante alias NON. Iul. MDcc LXXXXVII. facta est insignis, quamdam induens albedinem, reddens Egrotis sanitatem Hominum corda ad Poenitentiam excitans.
            Post tres dies magno Populi concursu ac pietate in hoc parochiale Templum translata est, ubi devote colitur sub invocatione Regina Mater Misericordiae seu Refugium Peccatorum et Clientibus suis continuas gratias impertiitur.

D. Cesar. Cocchi poni curavit

Questa la traduzione ufficiale in italiano:

A DIO OTTIMO MASSIMO
                                 E A MARIA MADRE  DI DIO LODE E GLORIA

Questa antichissima immagine della Vergine, realizzata in gesso e marmo, offuscata per le incrostazioni di colore, che a lungo era rimasta collocata sopra 1' architrave di una porta, in luogo vicino a questa parrocchia di S. Maria di Colle, detto delle Colombe, si segnalò in particolare il 7 Luglio 1796, col rivestirsi di una sorta di biancore, col restituire la salute agli ammalati (e) col destare i cuori degli uomini alla penitenza.
Dopo tre giorni con grande concorso di popolo fu piamente trasportata in questo Tempio parrocchiale, dove è devotamente venerata come Regina Mater Misericordiae o come Refugium Peccatorum e continua­mente impartisce grazie ai suoi protetti.

                                                 a cura di D. Cesar. Cocchi 26

La targa attribuisce alla Madre del Cielo, rappresentata dal1’immagine, il recupero della salute del corpo e soprattutto di quella dell'anima e per questo la pietà popolare Le ha dato i titoli di Madre di Misericordia e Rifugio dei peccatori.
Questo ci fa supporre che, miracoli o non miracoli, l'evento accaduto in quel giorno di luglio del 1796 produsse un ritorno a Dio, forse conversioni più o meno clamorose e ciò è stato motivo sufficiente a spiegare 1' attaccamento che i fedeli hanno successivamente manifestato per la Madre Celeste che questa Immagine rappresenta.

26 La nota 3, che accompagna questi testi scritti dietro la riproduzione fotografica ufficiale dell' Immagine, giustifica la omessa traduzione della "espressione ante alias"del testo latino con il fatto che "è poco chiara"; vedremo di chiarirla nella nota 28 che seguirà.
              
Molto opportunamente quindi il bassorilievo ha trovato una degna collocazione nella nuova chiesa parrocchiale, essendo stato incastonato fra il Crocifisso che domina dall'alto la navata ed il Tabernacolo dove è conservato il Figlio sotto le Specie Eucaristiche .

Nell' immagine la Madonna é ritratta "a mezzo busto" mentre stringe a sé il Bambino, in piedi sopra un tavolo; Questi appoggia il capo sulla guancia sinistra della Vergine, mentre con la sua manina sinistra aperta stringe al suo petto la mano destra della Madre che su di lui é distesa a protezione.

In alto, a destra, un volto di donna con diadema o un cherubino si affaccia per ammirare questa tenera scena di amore materno e filiale.
Nella vecchia chiesa di Corso Cavour il bassorilievo, dopo che sull'altare del Crocifisso, aveva trovato posto in una nicchia creata, in "cornu Evangelii", nella parete intercorrente fra l'altare laterale ed il presbiterio, mentre simmetricamente, nella parete di fronte, c’era un quadro del S. Cuore con ai piedi S. Margherita Maria Alacoque.27

27 Archivio dioc. di Perugia, Visite pastorali, L, fascicolo parrocchia S. Maria di Colle, pp.  35,36,

 Nella relazione della visita pastorale fatta dal Vescovo Odoardi il 30 agosto 1801, la prima dopo gli eventi descritti, dell'immagine si parla in questi termini: "Sacra Immagine scolpita della Beata Vergine Maria, famosa per il movimento degli occhi e per i miracoli mentre era sopra la porta della casa del Rev. D. Cesare Cocchi".28
28 Archivio dioc. di Perugia, Visite pastorali, XXXIII  quater, pp. 94, 95.
     
Lo straordinario evento del quale abbiamo parlato non fu che il preludio di una lunga serie di fatti ritenuti  prodigiosi, che ebbero inizio appena due giorni dopo il nostro, esattamente il 9 luglio successivo; consistevano nel movimento delle palpebre e delle pupille osservati contemporaneamente da molte persone in quadri e statue della Vergine.
"I1 9 luglio 1796 mossero gli occhi ben nove madonnelle stradaiole. Sì, in quel giorno i pro­digi si manifestarono anche all'interno di edifici, sacri e no; ma furono le edicole di strada le grandi protagoniste".
Così scrivono Vittorio Messori e Rino Camilleri nel loro libro "Gli occhi di Maria" edito da Rizzoli e fresco di stampa (p. 167); ad esso ci riferiamo nel redigere questa nota.
Vi si parla di centoventidue miracoli simultanei e ripetuti, avvenuti in gran parte a  Roma, ma anche in altri luoghi dello Stato Pontificio (fra i quali Perugia, genericamente indicata), dei quali ventisei ufficialmente accertati con regolare processo canonico.
A prova della serietà con cui si procedette, viene riportata dettagliatamente la deposizione del 34enne Giuseppe Valadier, che sarebbe diventato poi il maggior architetto neoclassico dell'epoca  e che ebbe 1a ventura di vedere sei diverse immagini  muovere gli occhi  (Cap. 9) .


CONFRATERNITE  O  COMPAGNIE

La Compagnia del SS.mo Sacramento sorse quasi insieme alla parrocchia, ma fu eretta canonicamente solo il 1 marzo 1612 per iniziativa del parroco D. Giovanni Domenico Giovi con l'approvazione del Vescovo Comitoli.

Per l'esattezza dobbiamo precisare che già dodici giorni prima  del fatto di  Perugia, precisamente  sabato 25 giugno 1796, nella cattedrale di Ancona, 1' immagine della "Madonna di tutti i santi" detta comunemente "Madonna del duomo"  e considerata la prima protettrice della città, cominciò a muovere gli occhi,  mentre i1 suo volto assumeva talvolta un aspetto che variava dal sorriso alla tristezza.
Il fatto si ripeté di quando in quando per più mesi, ma praticamente tutti i giorni, specialmente in occasione della recita del Rosario e del canto delle Litanie.
Venne istituito un processo canonico che durò dal 6 luglio al 25 novembre 1796.
Il miracolo si protrasse fino a1 10 febbraio successivo quando, ad interromperlo, intervenne il Generale Bonaparte in persona.
Giunto ad Ancona,  si fece portare il quadro della Vergine per esaminarlo; ma più che badare agli occhi di Maria, egli pose lo sguardo sul nastrino di perle e preziosi che ne ornava il collo e su di esso allungò le mani; ma forse non riuscì a sfuggire allo sguardo della Madonna, in quanto gli astanti notarono il volto di Napoleone cambiare espressione e colore e "dopo una pausa di silenzio perplesso", egli ri­mise il nastro al suo posto.
             
 Aveva in custodia e cura l'altare maggiore e l'immagine della Madonna di Costantinopoli, dopo che aveva trovato posto al disopra di esso.29

Messori e Camilleri, richiamandosi al lavoro basilare compiuto a suo tempo sull'argomento da D. Giovanni Marchetti con la pubblicazione del suo libro "De' prodigi avvenuti in molte sacre immagini specialmente di Maria Santissima secondo gli autentici processi compilati in Roma", lo citano testualmente a proposito di "quell'altra specie di miracolo generale" di tutta Roma cioè del mutamento dei costumi.
"I nostri vecchi non veddero certamente, né forse vedranno più i nostri posteri Roma, in quello spettacolo che presentò in quell'epoca memorabile".
Anche i comportamenti privati. Confessionali traboccanti, conversioni clamorose di increduli notori. Armi deposte ai piedi delle edicole e degli altari, riconciliazioni, restituzioni di maltolto, riabilitazioni di calunniati da parte di calunniatori, niente più risse, né ubriachezze, né bestemmie, né volgarità.
"Nel giorno si incontravano ad ogni  passo i Tabernacoli ove compariva effigiata la madre di Dio e nostra, assediati continuamente da una folla devota, che prostrata recitava orazioni, o chiedeva grazie o applaudiva lieta e riconoscente al miracolo, che replicavasi in sua presenza". (p. 128‑ V. Messori, R. Camilleri, Gli occhi di Maria, Rizzoli, 2001, Milano).
A questo punto non è più "poco chiara" l'espressione ''ante alias" contenuta nel testo latino della targa dorata della quale abbiamo parlato nella nota 26: quelle due parole rivendicano alla nostra immagine il primato sugli eventi straordinari che in quel periodo si verificarono: "prima di altre"  (Immagini) .

29  S. Siepi, Descrizione di Perugia...op. cit., p. 541

O. Lancellotti, vissuto circa un secolo prima di Siepi e quindi molto più vicino all'epoca dei fatti, non condivide questo doppio impegno della Compagnia del SS.mo Sacramento e ritiene che la Madonna di Costantinopoli avesse una propria confraternita, eretta sempre da D. Giovanni Domenico Giovi, "i cui fratelli vestono sacchi bianchi con la mozzetta turchina, come usano in Roma".30
Sempre lo stesso parroco nel 1619 istituì la Compagnia del Suffragio per le anime del purgatorio, basata sui meriti che i vivi possono acquistare, con preghiere ed opere, a vantaggio dei defunti, nell'ambito della Comunione dei Santi.

30  Biblioteca Augusta ‑ Perugia, O. Lancellotti, Scorta Sagra, Ms B 5 , c. 559r.

A questa associazione lo zelante parroco invitò a partecipare i fratelli della vicina Compagnia di S. Pietro Apostolo31 che, a quanto riferisce il Riccardi, esisteva fin dal  1365 e che aveva trovato il suo luogo di riunione prima nella chiesetta di S. Giacomo (fra la doppia Porta S. Pietro, a sinistra uscendo da essa) e poi in un oratorio sorto nell'orto della chiesa parrocchiale ( ora è una officina meccanica) .32
Questo accorpamento fra le due Compagnie non andò a buon fine perchè quelli del suffragio si separarono 1639 per andare nella nuova sede, fra i civici numeri 37 e 39 di quella  che oggi si chiama Via Bonazzi.
Quasi orfano di questa separazione, D. Giovanni Domenico Giovi fondò nel 1640 un altro pio Consorzio con lo scopo di assicurare  ai componenti suffragi per dopo la morte.33
Evidentemente aveva l'assillo di mandare presto in Paradiso tutti i suoi parrocchiani!

31  S. Siepi, Descrizione di Perugia, op. cit., p. 542.
32  Biblioteca Augusta ‑ Perugia, F. Riccardi, Memoriarum diversarum Civitatis      Perusiae et Ecclesiarum, Ms. l903, c. 263v.
33  S . Siepi, Descrizione di Perugia, op. cit. . .,  pp.542,543.

              
PARROCI O RETTORI

Oltre a questo sacerdote, che era laureato in Filosofia, S. Siepi, dopo averci detto che la parrocchia fu sempre una delle più cospicue de1la città, non solo per 1a molteplicità e decoro delle sacre funzioni, per i legati e donativi di cui l'arricchirono diverse devote persone, aggiunge che fra i sedici parroci che fino al suo tempo l'avevano retta, tre furono preclarissimi soggetti: D. Valentino Giovi, parroco per 42 anni, dal 1565 al 1607; D. Giulio Cesare Istrici, Dottore collegiato in Teologia e Filosofia, che resse la parrocchia dal 1649 al 1691 ed infine D. Tommaso Briganti, anche lui Dottore collegiato in Teologia e Filosofia, Professore di Etica all'Università, esaminatore sinodale, Priore dell'Ospedale di S. Maria della Misericordia e del Conservatorio delle Derelitte.
Prese possesso della parrocchia il 21  febbraio 1761;  tra il 1768 ed il 1771 promosse, su progetto e sotto la direzione dell'architetto Alessio Lorenzini, la defi­nitiva ristrutturazione della chiesa parrocchiale che può essere ancora ammirata per la correttezza delle linee architettoniche e per 1a sobria ed intonata decorazione.
A coronamento dei lavori eseguiti, i1 vescovo Filippo Amadei consacrò la chiesa il 12 mag­gio 1771 e D. Tommaso se la godette fino  al giorno della sua morte, che avvenne il 22 ottobre  180834, giusto in tempo  per evitare i drammi dell'occupazione napoleonica.
Parliamo ora  più  diffusamente di D. Valentino Giovi, morto in concetto di santità il 1° ottobre 1607; O. Lancellotti gli ha dedicato un foglio intero (354 r. e v.) della sua  "Scorta Sagra" per esaltarne la figura e le virtù, dopo avere appreso alcuni particolari da suo nepote, D. Giovanni Domenico Giovi.
All'inizio "della sua carriera spirituale [per] dieci anni con pane et erbe solamente si sostentò e [per] anni interi si astenne dal cibarsi di carni, di uova e di latticini, anche fuor di casa et alle tavole de' Prelati, che dalla destrezza di lui venivano in questo mirabilmente ingannati.

34  ibidem, pp. 544,545.

Haverebbe con la medesima astinenza terminato i suoi giorni, se altrimenti non gli avesse ordinato il Vescovo Napolione Comitoli, acciò sostenesse al possibile la sua fiacchezza".
Sempre per ordine del Vescovo negli ultimi anni riposò con le solite comodità, rinunziando alle consuete tavole di legno.
"Rigorosamente macerò la carne spesso con discipline di ferro battendosi e sempre una piastra pur di ferro sopra le nude carni cingendosi, larga tre dita,..
Sobrio non solo fu, ma giusto" in tutti gli incarichi che per molti anni svolse presso i Monasteri e nelle visite alle parrocchie, nelle quali accompagnava  il vescovo, di cui era anche confessore.
Alla notizia della sua morte, il vescovo, che si trovava a Corciano, tornò subito a Perugia e celebrò la Messa sull'altare privilegiato; poi spesso ripeteva: "volesse Iddio che l'anima mia avesse quel luogo che ha avuto D. Valentino".
"Concorse all'esequie del Giovi gran quantità di popolo che  verso il buon vecchio, venerabile e nell'aspetto e nella bontà, mostrò gran divozione e riverenza toccandogli il corpo con le corone e con i rosarii, levandogli i peli della barba, tagliandogli le vesti e piangendolo tutti come Padre".35
              
Nel testamento, fatto per mano di Marco Torelli, fece la parrocchia sua erede universale, "ordinando che de' suoi beni si formasse un pio monte, dal di lui nome appellato Giovio"; esso doveva provvedere a concedere ogni anno una dote di 50 scudi a due ragazze oneste e povere che per almeno dieci anni avessero abitato nella parrocchia; la consegna avveniva la mattina dell'8 settembre, festa della Titolare.

Il pio monte doveva inoltre adempiere alcuni legati e quello che avanzava doveva andare a vantaggio della Chiesa.36

35 Biblioteca  Augusta ‑ Perugia, O. Lancellotti,  Scorta  Sagra op. cit., c354 r. e  v.
36  SSiepi, Descrizione di Perugia, op. cit. p. 544

Qualche tempo dopo seguì l'esempio di D. Valentino una  signora della parrocchia di S. Donato in P.S.A., Soriana, figlia di Alf'onso Barzi e moglie di Alciato Scotti, che fece suo erede l'altare della Madonna di Costantinopoli, con l'obbligo di assegnare ogni anno due doti da 50 scudi a due ragazze scelte da una commissione composta dal Vescovo e dai parroci di S. Maria di Colle e di S. Donato.37
Un posto di rilievo fra i parroci lo merita anche DPaolo Gregori, nato a Piegaro e quindi proveniente dalla diocesi di Città della Pieve.
Egli fu nominato dal Card. Pecci prima parroco di Castiglion Fosco e dopo due anni trasferito alla parrocchia di S. Maria di Colle.
Qui rimise interamente a nuovo la chiesa parrocchiale facendovi costruire dalle fondamenta 1'abside dalle linee molto eleganti, come ricorda una lapide vicino alla porta d’ingresso posteriore dell'attuale auditorium.
Diresse due riviste fondate dal Card. Pecci: “L'apologetico" e ''Il paese"; fu famoso predicatore.

37  ibidem, p. 543.

Nel concistoro dell' 11 febbraio 1889 il Papa lo nominava vescovo di Città della Pieve e veniva consacrato  nella Cattedrale di Perugia dall'arcivescovo Mons. Federico Foschi.38


LE FESTE PROPRIE  DELLA  PARROCCHIA
            
Erano tre e si celebravano rispettivamente: quella della Madonna di Costantinopoli il martedì dopo Pentecoste; quella della Natività di Maria, titolare della Chiesa e della parrocchia, 1'8 settembre; quella di Maria, Madre di Misericordia e Rifugio dei peccatori la terza domenica di luglio.
Ovviamente quest'ul­tima, ma  anche le altre due, ricorrevano in un giorno di "festa di precetto" perchè  tali erano allora, a quanto scrive Lancellotti, sia 1'8 settembre che i due giorni dopo Pentecoste (rispettiva­mente "seconda e terza festa della sagra Pentecoste").39
Naturalmente in queste ricorrenze le Compagnie o Confraternite avevano occasione di mettersi in mostra nella organizzazione e nello svolgimento dei festeggiamenti.

38 L'Istituto musicale diocesano “Girolamo Frescobaldi" nel  XXV° di  fondazione 1954-1959-  ed il suo Auditorium Marianum, Perugia, 1980, pp. 24,25.
39 Biblioteca Augusta ‑ Perugia, O. Ancellotti, Scorta Sagra op. cit., cc. 353 r. e v., 358.
            
Particolarmente solenni furono quelli del  18 luglio 1819, in occasione dell’anniversario differito dei "Prodigio" avvenuto il 7 luglio 1796.
La chiesa, al­l'interno, era ornata di parati, volta compresa, "in guisa che non vi apparìa muro in alcuna parte".
Tutta 1a facciata era oc­cupata "da una macchina rappresentante una specie di tempio con cupola sostenuta da colonne in circolo dipinta a marmi di nero e verde antico...
Nella strada, poco sopra alla chiesa, fu innalzato un arco trionfale in pittura che servì la sera, per un incendio di fuochi artificiali.
Tutta la via da quest'arco sino al vicolo, antica sede dell'Immagine, venne illuminata con fanali e con lampioni nella sera della festa e nell'antecedente…".40

40  S. Siepi, Descrizione di Perugia, op. cit.,  pp. 540, 541 .

              
LA   NUOVA  CHIESA 

Con una serata di luci e di fuochi si concluse anche la piovosa giornata del 25 ottobre 1964, giorno della inaugurazione della nuova chiesa, che nel pomeriggio precedente era stata benedetta dal vescovo diocesano  Mons. Raffaele Baratta.
  
I lavori di costruzione erano durati circa cinque anni (1959‑1964) ed erano stati eseguiti dalle maestranze della ditta Lana su progetto dell'architetto Vincenzo Tutarini e con la direzione dei lavori dell'Ing. Sisto Mastrodicasa, cui si devono anche i calcoli per i1 cemento armato.
           
La nuova chiesa,  che poggia su 54 pali di fondazione, può essere definita "angolare", non nel senso che la Bibbia attribuisce all'aggettivo unendolo al sostantivo "pietra" ‑ "testata d'angolo" ‑, ma in un senso molto più semplice: ispirata all'angolo o, se volete, a1 triangolo: "ad angolo" la facciata, la tettoia che vi sporge sulla cima e quella al disopra della porta, nonché tutte le altre sulle pareti laterali in corrispondenza di ogni pilastro e inoltre le finte porte ai piedi di ciascuno di essi.
 Angolata la porta di ingresso, con le sue due metà a triangolo, come il finto portale che si prolunga fino al tetto; triangolari le vecchie vetrate nel loro insieme e nei variopinti vetri colorati che le componevano.

Il tabernacolo ripete, accentuandoli, i motivi della facciata e poggia su una mensola sorretta da colonnine prismatiche; sempre ispirati a figure solide angolate sono il battistero,  l'ambone,  le acquasantiere ed i confessionali .

I pilastri, che formano le pareti e sorreggono la volta, non sono perpendicolari al suolo, ma obliqui verso l'interno, con architravi angolati, come il cornicione sospeso in alto a collegare i pilastri, a mo' di festone; con figure geometriche ad angolo anche i vari settori nei quali è suddivisa la volta.

La convergenza delle pareti laterali, accompagnata dal digradare della copertura, insieme al colore roseo della "pietra di Assisi" che mette in risalto l'altare ed i1 presbiterio sulle pareti circostanti, fanno sì che chi entra in chiesa non  sia divagato dalla vastità e luminosità dell' ambiente, ma indirizzi il suo sguardo solo in avanti e là si diriga,  verso i1 bronzeo Cro­cifisso del Giovagnoni che domina la parete absidale e verso il Tabernacolo, davanti ai quali arrivati, si sosta raccolti, come davanti ad una meta raggiunta; senza dimenticare la Madre di Misericordia - Rifugio dei peccatori 1a cui immagine è anch'essa lì a ricordarci Colei che é sempre pronta all'ascolto ed al conforto.

Due tele di Giorgio Maddoli, ai lati dell'altare, rappresen­tanti rispettivamente l'ultima cena quella a sinistra e la deposizione dalla croce quella a destra, ravvivano col loro colore questa parete, così come i quadri della Via Crucis, dello stesso autore, animano le disadorne pareti laterali.

Non ci dispiacerà posare lo sguardo, subito al disotto del presbiterio in  cornu Epistolae, su un ottocentesco organo Moretti­ni, non intonato all'ambiente, ma grazioso e funzionante.

In fondo alla chiesa troveremo due tele, sempre del Maddoli, con ­l'orazione nell'orto degli olivi e Gesù che, maestoso sulla barca, domina il mare in tempesta.
                                                                    
                                                           *                 *                *

All’inizio del terzo millennio, la chiesa, non più nuova perchè ormai quarantenne, ha cominciato a dimostrare tutti gli anni che aveva soprattutto per le infiltrazioni di acqua attraverso le vetrate, con conseguenti riflessi negativi sulle strutture di cemento,  specialmente sui copriferri;  anche il manto di copertura aveva  perduto 1a sua perfetta tenuta, causando altre infiltrazioni di acquaSi sono  quindi  resi improrogabili lavori di consolidamento e di restauro.

Dovendo le vecchie vetrate essere sostituite, si è pensato di completare il progetto originario dell’Architetto Tutarini che prevedeva vetrate istoriate.

Per concretizzarlo, sono intervenuti  tre "esperti" in ma­teria: un biblista, un  liturgista ed un teologo;  a realizzarlo è stato chiamato l'artista D. Nello Palloni, allievo dei pittori perugini Dottori e Bruschetti ed autore di vetrate ormai famose, come quelle della chiesa di S. Lucia e quella a ricordo del grande Giubileo del 2000 ne1la Cattedrale di Perugia.
Le  vetrate si prefiggono di narrare in maniera viva, sintetica e speculare la storia della salvezza attraverso figure del vecchio testamento che preannunciano  quanto si verificherà nel nuovo.
Ad ogni episodio del vecchio testamento che osserviamo alla sinistra di chi entra in chiesa, corrisponde, sul lato destro e proprio di fronte, l'evento del nuovo testamento che gli corrisponde:

vetrata a sinistra                                      vetrata a destra

1a: creazione di Adamo, l'uomo
     vecchio destinato alla morte;

1a:  nascita di Gesù,  l'uomo nuovo
che è Spirito datore­ di vita;



2a:  alleanza di Noè; il diluvio
universale é la sconfitta del  male; la salvezza di Noè e la sua alleanza con Dio lanciano l'umanità verso un destino di speranza;

2a: battesimo di Gesù, che segna  l'inizio della sua vita pubblica  facendolo diventare compagno   di viaggio dell’uomo e sua          unica speranza;

3a: Abramo‑Sacrificio di Isacco: Dio mette alla prova, ma non vuole la morte dell'uomo;

3a: Crocifissione di Gesù: muore invece i1 Figlio di Dio, per suggellare nel suo sangue la nuova alleanza e dimostrare l'amore infinito di Dio per l'umanità;



4a: Mosè ‑ Passaggio del Mar Rosso: nella Pasqua ebraica Dio libera il suo popolo dalla schiavitù di Egitto e attraverso il Mar Rosso gli dona la libertà e la Terra Promessa;

4a: Resurrezione di Gesù: l'uomo è liberato dalla schiavitù del peccato e della morte e fatto partecipe della vita divina;





5a: Ezechiele (37, 12): Io apro i vostri sepolcri, vi resuscito dalle vostre tombe;

5a: La Pentecoste: lo Spirito Santo farà rivivere di nuova vita divina l'uomo distrutto dal peccato;



6a: Ritorno dall'esilio: dopo la distruzione di Gerusalemme e l'esilio in Babilonia a causa dei suoi peccati, il popolo ebraico ritorna in 1ibertà, ricostruisce il suo tempio (segno della presenza di Dio) e vi si reca in pellegrinaggio.

6a: Comunione dei Santi – La Chiesa: anche la Chiesa, popolo di Dio, nonostante la continua esperienza di peccato e del tradimento dell'alleanza di Cristo, è in cammino verso la Gerusalemme Celeste, fondata sulla roccia che è Cristo.


Le vetrate, procedendo dall' ingresso verso l'altare, diminuiscono di altezza (da m. 16,40 a m. 10,35) e di superficie (dai mq 28,8 agli 11,60); data 1a loro pendenza verso l'interno, incombono ­dolcemente, ma insistentemente sui fedeli tenendo desta la loro attenzione, durante tutto l'anno liturgico, sugli avvenimenti che vengono celebrati; ad ogni assemblea o celebrazione esse stimolano, attraverso 1e figure e gli avvenimenti che rappresentano, i partecipanti a sentirsi parte attiva di quel popolo di Dio che é in cammino verso la patria celeste.
Non riteniamo opportuno dilungarci intorno a particolari tecnici sulla elaborazione delle vetrate.
Diciamo solo che sono state realizzate dalla ditta Eredi di Michele Mellini di Firenze, famosa sia in Italia che nel mondo nella esecuzione di mosaici e vetrate d'arte.
La modalità esecutiva é stata quella di tradizione medioevale con vetratura sulla base del bozzetto artistico di D. Nello Palloni, con vetri antichi soffiati a bocca, colorescenti secondo i colori dell’iride, colorati  in pasta a 1200° C, trattati con grisaille, cotti a gran fuoco e montati con fili di piombo.
All'esterno è stato posto un vetro Visarm 3 + 3 antinfortunistico,  di protezione  contro atti vandalici,  danneggiamenti, ecc..
Fra questo vetro Visarm e la vetrata  istoriata esiste una camera d’aria che, opportunamente sigillata lungo i bordi  con nastro siliconico, é in grado di assicurare, oltre ad una perfetta tenuta idraulica, anche la coibenza termica contribuendo così all'isolamento della chiesa dalle escursioni della temperatura.

Per quanto riguarda la copertura del sacro edificio, si è stabilito di porre sopra quella attuale una serie di liste di legno di larice, aventi una base di 3,5 cm. ed un'altezza di 4,5, disposte parallelamente alla distanza di circa 60 cm. l'una dall'altra.

Tra questi travicelli ed a stretto contatto con essi, sono stati collocati elementi di "lana di vetro" della loro stessa altezza.
Creato così un piano isolante, si è posta sopra di esso un'altra serie di liste dello stesso legno, delle stesse dimensioni ed ugualmente distanziate fra loro, ma in posizione ortogonale rispetto alle sottostanti, alle quali sono state fissate con chiodi.
Questa  nuova travatura fa da appoggio ad un tavolato di legno,  dello spessore di 2 cm., che é stato poi coperto da carta catramata sulla quale sono state stese e fissate le lastre di rame, dello spessore di sei decimi, che rappresentano la copertura definitiva.

I canali di gronda ed i loro tubi discendenti sono stati fatti in acciaio inossidabile per evitare che l'ossido di rame danneggi la tinteggiatura esterna, ultima opera di questo primo lotto di lavori già eseguiti.

*                      *                      *

NUOVI LAVORI.....

(Altri lavori, pur necessari, vengono rinviati ad un futuro che si spera non remoto.

            Rimangono da realizzare le due vetrate sulla parte superiore della parete absidale e della facciata.

            Il pavimento della chiesa ha ormai fatto il suo tempo, é diventato obsoleto; presenta screpolature anche in conseguenza degli eventi sismici degli ultimi decenni; quindi deve essere rinnovato, ma con quale materiale non è stato ancora deciso.
         
            Si coglierà questa occasione per dotare la chiesa di un impianto di riscaldamento efficiente onde assicurare nell'inverno ai fedeli un certo confort durante le celebrazioni; quello attualmente in uso si è dimostrato ampiamente insufficiente perché l'aria calda viene immessa nell'ambiente da due bocche poste in alto, proprio là dove l'aria calda tende a salire e restare; quindi il beneficio per chi sta a piano terra è piuttosto tardivo e limitato.










 

            I1 nuovo impianto sarà "a pavimento", con una serie di serpentine in materiale plastico da annegare in un massetto di calcestruzzo dotato di additivi antiritiro sul quale verrà collocata poi la nuova pavimentazione.

            Naturalmente l'efficienza del nuovo sistema sarà potenziata dagli accorgimenti  "coibenti"  messi in atto nella copertura e nelle vetrate.

            All'isolamento contribuirà anche 1a nuova porta, più solida e sicura dell'attuale, con l'antiporta interna e relativo spazio intermedio (cosiddetto "bussolone"), il tutto in armonia con lo stile dell'edificio.
           
            Da ultimo si procederà alla tinteggiatura delle pareti interne.
           
            Tutto questo che rimane da fare non impensierisce sicuramente i parrocchiani di S. Maria di  Colle, che anzi saranno lieti di rispettare e tramandare quella che era già una tradizione ai tempi di Serafino Siepi, circa due secoli fa; come abbiamo visto, "la parrocchia fu sempre una delle più cospicue della città", sia per la molteplicità e decoro delle sacre funzioni, sia per le offerte che riceveva dalle devote persone.)



BIBLIOGRAFIA


M A N O S C R I T T I


ARCHIVIO DIOCESANO – PERUGIA:

Libro delle visite pastorali: II, XI, XXXIII quater, XXXIV, L.



ARCHIVIO S. PIETRO – PERUGIA:

ANNIBALE MARIOTTIMemorie storiche delle chiese della città di Perugia per il rione di Porta S. Pietro, C.M. 292.


BIBLIOTECA AUGUSTA – PERUGIA:

OTTAVIO LANCELLOTTI, Scorta Sagra, Ms. B 5;

FRANCESCO RICCARDI, Memoriarum diversarum Civitatis Perusiae et Ecclesiarum, Ms. 1903.


CURIA ARCIVESCOVILE DI PERUGIA:

Cartella della parrocchia di S. Maria di Colle.


OPERE A STAMPA:

FELICE CIATTI, Delle memorie annali ed istoriche delle cose di Perugia, Perugia, Stamperia episcopale appresso Angelo Bartoli, 1638.

VITTORIO MESSORI – RINO CAMILLERI, Gli occhi di Maria, Rizzoli, Milano, 2001.

SERAFINO SIEPI, Descrizione di Perugia – Annotazioni storiche, Perugia, Deputazione di storia patria per l’Umbria, 1994.

                                Descrizione topologica – istorica della città di Perugia, Perugia, Tipografia  Gambinesi e Santucci, 1882